martedì 1 luglio 2014

TESSERAMENTO SEL 2014








Cari e care,

il filo che tesse le vele della sinistra resiste agli strappi, è più forte dei venti di contrasto che hanno colpito la nostra comunità, e ora dobbiamo irrobustirlo. Con passione e intelligenza perché la nostra storia naviga nel mare tumultuoso di una lunga crisi che immiserisce le nostre vite.

L’approdo non può essere quello disegnato dalle politiche sin qui praticate in Europa e in Italia. Il lavoro che diventa precarietà dell’esistenza, il diritto che scompare dal vocabolario sociale, l’ambiente sconvolto dalla logica predatrice del profitto. La povertà e l’ingiustizia che cresce a dismisura, la ricchezza e il privilegio che elevano una superclasse al dominio di un nuovo ordine. Il senso dell’esistenza della sinistra, della sua funzione politica e sociale, della sua novità e attualità contro ogni predica interessata che la vuole archiviata dalla storia, sta precisamente qui. Ne abbiamo visto la ragione e compreso, al contempo, la difficile scommessa nel momento stesso in cui siamo nati, appena qualche anno fa. Sapevamo, abbiamo sempre saputo, che bisognava costruire sulle macerie e che occorreva il passo lungo di una nuova cultura, come di una nuova politica e di una diversa organizzazione delle forze in campo.

Eppure in questo primo tratto di strada abbiamo dato il senso del nostro percorso. Nel governo locale così chiuso all’angolo dalla politica dei governi centrali; nell’essere parte essenziale di una nuova coscienza dei beni comuni come leva di un modello alternativo di crescita solidale; nell’idea di un’altra Europa come via d’uscita dalla crisi che la divora.

Per questo oggi, in un passaggio per noi così difficile, sappiamo distinguere tra il dolore che ci ferisce per le scelte compiute da alcune compagne e compagni che con noi avevano intrapreso questo cammino e le ragioni di una politica che ci presenta ogni giorno il conto dei suoi nodi irrisolti. Sono tutti qui, davanti a noi, in un campo aperto dal quale non si vede, in Europa come in Italia, alcuna inversione di tendenza. Qualcosa che, in politica, sempre si misura a partire dalla condizione reale delle persone e delle loro vite quotidiane, non dai propositi né dagli annunci. La sinistra che vogliamo è in questo campo aperto, per condurre le proprie battaglie nel segno del cambiamento e della cultura di governo. E in questo campo aperto è la nostra comunità politica. La sua ricchezza umana e morale è il nostro primario punto di forza da cui ripartire.

 Nei prossimi mesi l’appuntamento della conferenza di programma diventerà il luogo, condiviso e diffuso, per innovare le nostre proposte, per dare nuova linfa al nostro progetto,  per dotarci degli strumenti organizzativi, centrali e territoriali, in grado di realizzarlo. Le nostre sedi, i nostri circoli, dovranno avere voce e iniziativa nel rendere attiva quella partecipazione larga e diretta così debole oggi in tanta parte della pratica politica degli altri partiti. Noi lo possiamo fare con la forza delle nostre iscritte e dei nostri iscritti, con la scelta consapevole di una adesione a Sel che è insieme contributo di idee, rafforzamento di un’organizzazione, sostentamento finanziario così indispensabile allo sviluppo territoriale e centrale della nostra iniziativa. Questo è il momento della generosità e dell'impegno di ciascuno e sono certo che insieme sapremo dare la risposta giusta.

Per questo chiedo a ciascuno di iscriversi ora a Sel e di fare iscrivere altri, da avvicinare con la forza della ragione e della passione di una scommessa che possiamo vincere. Diamo a noi, prima di tutto, la possibilità di migliorarci, e a chi ci guarda con interesse quella di contribuire al nostro cambiamento: iscriversi, entrare e cambiare questa nostra forza di sinistra ancora giovane e fragile ma portatrice di una grande idea. Sel vuol essere la chiave d'accesso per un 'login' che ci porta alla sfida più grande: quella di dare al paese una sinistra dinamica, non subalterna, all'altezza delle sfide della società contemporanea.

A tutte, a tutti, sento il bisogno di dire grazie per aver affrontato questo passaggio con un senso né di rivalsa né di rivincita ma di costruzione di una prospettiva comune che ha nella qualità e nella pratica di una buona politica la più vera ragione di speranza per il cambiamento del nostro Paese.

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