giovedì 27 settembre 2012

Un sicario e tanti misteri quei sospetti eccellenti sull’omicidio Vassallo


 
 

Due anni fa 9 colpi di pistola, nessun colpevole 

 

POLLICA (SALERNO). Chi ha ucciso Angelo Vassallo,  il sindaco pescatore  del Cilento?
Quale  è stato il vero movente di un omicidio  così inatteso in un territorio   immaginato lontano
dal delirio  criminale di Napoli? Perché  a due anni  dalla sua morte nessuno ne parla più?
Forse perché è un delitto che  nasconde tanto e fa paura a tanti.
QUESTA  è una di quelle storie italiane  che qualcuno vorrebbe  mantenere al  coperto,
sprofondarla  da qualche parte e dimenticarla per sempre. Al  principio sembrava solo una
brutta vicenda di spaccio ambientata in  fondo alla provincia salernitana, i fatti raccontano
invece che non si  può confinarla  dentro un piccolo e sciagurato affare  di paese.  Troppi sospetti rimasti solo sospetti, troppi personaggi lasciati  nell’ombra,  troppe voci su colonnelli e generali  dell’Arma, troppe  coincidenze e troppi indizi per non avvertire l’omicidio Vassallo come  un delitto eccellente anche  se generato in una Campania felicissima,   Pollica, 2200 abitanti, borgo famoso  per le sue acque trasparenti da  conquista  ripetuta di Bandiere blu o di Cinque  vele e poi per  l’esecuzione del suo amatissimo sindaco, un’antica militanza  nel Pd e  quattro mandati con il cento per cento dei voti all’ultima rielezione,  uomo di mare, ambientalista, una guida per tutto il Cilento.
Un  solo killer. Nove colpi di pistola, una calibro 9,21. È il 5 settembre  del 2010. Da quel
momento dell’omicidio di Angelo  Vassallo si sa tutto e  niente. Mai trovati i mandanti e mai
trovati gli esecutori. Basta  però  ripercorrere gli avvenimenti per raccontare cos’è e cosa non è
il  delitto di Pollica. Basta metterli insieme per capire che il sindaco non  l’hanno voluto morto
balordi solitari. Chissà cosa ha visto e cosa  ha  scoperto Angelo Vassallo per morire
ammazzato in una sera di fine  estate.

LA DROGA E I DEPISTAGGI

L’inchiesta si orienta subito su un traffico di  coca che il sindaco intercetta. In paese, il
maresciallo dei  carabinieri dell’epoca  non va mai al di là dell’ordinaria  amministrazione, uno
dei fratelli di Vassallo  – Claudio – denuncerà:  «Angelo mi aveva detto che personaggi delle
forze dell’ordine erano in  combutta con persone  poco raccomandabili». È solo il sindaco  che
indaga sul giro di droga. Un paio di giorni prima del 5 settembre  Vassallo – nel frattempo
scopre che Francesco Avallone, il fidanzato  della figlia, fa uso di stupefacenti – affronta al porto
gli  spacciatori.  Precedentemente ha chiesto l’intervento  dei carabinieri  sui moli, i militari  non
si presentano per un “disguido”.
Lo spaccio  a Pollica è gestito da quattro o cinque ragazzi, fra i quali Bruno  Damiani detto “il
brasiliano”, un altro detto “il fantino”  e un altro  ancora detto “il lercio”. Damiani è il primo
sospettato per l’omicidio,   gli fanno l’esame dello stube per rintracciare polvere da sparo sulle
sue mani ma l’esito è negativo. Lo rilasciano. Subito dopo “il  brasiliano” fugge. È ancora
latitante per droga, in Sudamerica.
Quando  la pista della coca s’impantana  ecco che cominciano a circolare le  solite  infamità
sulla vittima, cominciano i depistaggi. Si segue  un’improbabile ipotesi  di “delitto passionale” e
intanto il procuratore  capo di Salerno Franco Roberti, che eredita per competenza  l’inchiesta
dai colleghi di Vallo della Lucania,  si accorge che la  scena del crimine non è stata  “adeguatamente preservata”.

UN COLONNELLO SULLA BOCCA DI TUTTI

C’è  chi dice che a “guastarla” sia stato anche il colonnello dei  carabinieri Fabio Cagnazzo,
comandante del nucleo operativo  di Castello  di Cisterna e in quei giorni in vacanza a Pollica. Il
colonnello,  subito dopo l’omicidio, smonta di sua iniziativa tutte le telecamere  puntate sul
porto. Perché? Il procuratore Roberti lo difende, spiega che  con quella decisione il colonnello
ha salvato – al contrario – le registrazioni  filmate. E poi la procura acquisisce  anche una
dettagliata “relazione   di servizio” di Cagnazzo, praticamente  il punto di partenza delle indagini.
Gira anche un’altra voce a Pollica: il paese è stata scelto  dal colonnello come “località protetta”
per dare riparo ad alcuni   pentiti di camorra. Nessuno conferma.  Poi qualcuno, ai familiari del
sindaco  dice: «Cagnazzo è coinvolto nell’omicidio  ». Quel qualcuno è  un agente immobiliare,
Luca Cillo, il figlio di un carabiniere  che  negli ultimi mesi frequenta spesso Angelo Vassallo. Il
colonnello lo  aggredisce. L’agente immobiliare lo denuncia  per lesioni, Cillo è  indagato per
calunnia.

I SOCI E LA “FIGLIA KILLER” DEL GENERALE
Il  sindaco Vassallo ha anche contrasti con il generale in pensione  Domenico Pisani – ex capo
di stato maggiore dell’Arma  dei carabinieri  fino al 1997, un pezzo grosso originario del Cilento
– per una mancata  autorizzazione di uno stabilimento  balneare agli Esposito di Portici, 
imprenditori che dalle parti di Pollica  gestiscono quattro locali della  movida  e grazie a una
grande liquidità ne cercano  altri da  acquistare. Una circostanza  come tante, se non fosse per
il destino.   Quasi un anno dopo l’omicidio del sindaco, la sera del 29 maggio del  2011, la figlia del generale Ausonia “Sonia” Pisani  viene accusata di  avere ucciso insieme  al suo compagno Sante Fragalà – un catanese dal  passato ambiguo e trapiantato  nel sud pontino – due complici in una  casa ai Castelli Romani durante un “ragionamento” per la spartizione dei  territori di spaccio. Sonia è vigile urbano  ad Albano Laziale – «La  vigilessa killer», titolano le cronache – il suo processo  per duplice  omicidio inizierà in Corte di Assise a Roma il prossimo 12 novembre.   Alla Pisani sequestrano anche una calibro 9,21, proprio come quella  usata per uccidere il sindaco. In un primo momento si diffonde la  voce di un collegamento fra la strage ai Castelli e l’omicidio Vassallo,
poi viene smentita. In un secondo momento si diffonde la voce – dai  controlli sulla “cella”
telefonica  della vigilessa – che la sera del 5  settembre  del 2010 Sonia si trovasse insieme  al
compagno catanese  proprio a Pollica.  Un’altra smentita. Sui Pisani si dice tutto e il  contrario di tutto.

IL CARABINIERE SORDO

C’è un ultimo carabiniere  che entra in questa ragnatela. È quello che soggiorna la sera del 5
settembre del 2010 a pochi metri dal luogo dell’uccisione di Vassallo.  Il suo appartamento ha le finestre aperte per il caldo, ma lui dice di  non avere  sentito i nove colpi di pistola e di non avere visto nelle  tre ore successive – non si è mai affacciato, sostiene – i fari ancora  accesi dell’auto del sindaco. Due giorni dopo l’omicidio Vassallo, il  carabiniere scompare per sempre da Pollica. Con i suoi segreti.

UN CASO DIFFICILE

«Quando  il delitto è di un certo livello, è più difficile scoprire i  responsabili e c’erano  più
persone che avevano interesse  all’eliminazione del sindaco», dichiara qualche giorno fa il  procuratore capo Franco Roberti. È lui che ha fatto ripartire   l’inchiesta. E l’ha affidata – non a caso – al reparto operativo dei  carabinieri di Salerno, investigatori di primissimo ordine  che si  ritrovano a indagare su altri carabinieri. Un’indagine complicata,  disseminata di indizi contro ufficiali dell’Arma,  coincidenze perfino  esagerate, come se qualcuno le avesse “costruite” per trascinare  colonnelli e generali intorno  al cadavere del sindaco. Sono passati due  anni e l’omicidio di Pollica non ha ancora colpevoli. Come per i  delitti eccellenti.
 

ATTILIO BOLZONI DARIO DEL PORTO, la Repubblica Lunedì 24 Settembre 2012 

martedì 25 settembre 2012

 
 
 
 
 
 
La proposta di legge di iniziativa popolare per il reddito minimo garantito in Italia lanciata a giugno (e che continua a raccogliere adesioni e sostegno) terminerà a dicembre. Qui ci sono tutte le informazioni a riguardo.
Solo in Italia ed in Grecia non esiste un sussidio di disoccupazione o un reddito garantito per chi si trova senza lavoro. Permettere ad un individuo di avere un minimo di possibilità di non vivere sotto scacco di povertà sarebbe un gesto di civiltà, allontanerebbe il pericolo del clientelismo e darebbe dignità anche agli individui non occupati. Ho firmato perché sono convinta che in stato di povertà l’essere umano non abbia le risorse non solo pecuniarie ma anche mentali di prospettare un futuro. Perdere il lavoro o non trovarlo ci mette nella condizioni di sviluppare depressione ed ansia. Se ci pensiamo il carico economico della disoccupazione e povertà lo paghiamo lo stesso in cure mediche, perché è noto che soggetti depressi ricorrano più spesso a cure mediche e ospedalizzazioni. Il diritto al lavoro è anche diritto alla dignità e autorealizzazione. I detrattori di tale proposta di legge potrebbero obiettare:
In Italia c’è corruzione anche nella popolazione, pensiamo ai falsi invalidi e al lavoro in nero sommerso, in questa proposta di legge ci sono seri controlli che impediscano a persone occupate di “rubare” il salario garantito a chi davvero ne ha bisogno?
Come si finanzierebbe tale proposta? c’è il rischio di fuga di capitali qualora si imponesse una sostanziosa patrimoniale alle fasce più abbienti?
Voi cosa ne pensate? Intanto nel resto d’Europa questa legge c’è già : la direttiva 92/411 impegnava gli stati membri ad adottare misure di garanzia di reddito.
Negli stati membri dell’Eu il reddito di cittadinanza è chiamato in vari modi:
In Belgio è chiamato Minimax, ed è un diritto individuale che garantisce un reddito minimo a chi non dispone di risorse sufficienti per vivere.
In Lussemburgo è chiamato Revenue Minimum Guaranti ed è un riconoscimento individuale “fino al raggiungimento di una migliore condizione personale”.
In Austria c’è la Sozialhilfe, un reddito minimo garantito che viene aggiunto al sostegno per il cibo, il riscaldamento, l’elettricità e l’affitto per la casa.
In Scandinavia c’è lo Stønad til livsopphold , letteralmente reddito di esistenza, erogato a titolo individuale a chiunque senza condizione di età.
In Olanda ce ne sono due tipi. Il primo è il Beinstand, un diritto individuale e si accompagna al sostegno all’affitto, ai trasporti per gli studenti, all’accesso alla cultura.
Il secondo è il Wik, un reddito destinato agli artisti per “permettergli di avere tempo di fare arte”. (Vien voglia di trasferisi immediatamente!)
In Germania c’ è l’ Arbeitslosengeld II
In Gran Bretagna, c’è l’ Income Based Jobseeker’s Allowance è una rendita individuale illimitata nel tempo, rilasciata a titolo individuale a partire dai 18 anni di età a tutti coloro i cui risparmi non siano sufficienti per un dignitoso tenore di vita. Viene inoltre garantita la copertura dell’affitto (Housing benefit). In Francia vi è il Revenu de solidarité active (RSA).
“Il venir meno della promessa del lavoro per tutti (mito degli anni Cinquanta) e l’affermarsi di condizioni lavorative saltuarie pone il problema di come assicurare a tutti condizioni di vita dignitose. Il tema è quello del “reddito garantito” o “reddito di cittadinanza” o “basic incom”, cioè di un reddito minimo assicurato dallo Stato in mancanza di attività lavorativa.
La soluzione, molto discussa a livello teorico, è oggi adottata in tutti i paesi europei eccettuate l’Italia, la Grecia e l’Ungheria. In Italia c’è una sola sperimentazione, prevista da un decreto legislativo del 1998, ormai abbandonata nel tempo. Sui fondamenti etici e politici del reddito di cittadinanza, sulle realizzazioni in Europa e sulle possibilità in Italia, fa il punto il volume di Giuseppe Bronzini, magistrato, autore di numerose pubblicazioni in materia.”

venerdì 14 settembre 2012

Aperta la campagna tesseramento 2012

 
 
 
PER ISCRIVERSI AL CIRCOLO SeL  ANGELO VASSALLO DI SESSA AURUNCA CONTATTARE DOMENICO  TEL.3293083631 OPPURE FILIPPO  TEL. 3290251525
 
 


giovedì 13 settembre 2012

Reddito di cittadinanza un qualcosa di sinistra


 
 
 
 
 
 
Siccome è da un quindicennio che sento ripetere che la sinistra con o senza centro farà di tutto per cancellare le leggi sul precariato e lo dice e lo scrive in ogni campagna elettorale e, siccome mi sono stancato di raccontarla anch’io questa “favoletta”, mi chiedo perché non sia possibile finirla qui e dire che l’unico modo per combattere il precariato, davvero, è attraverso un reddito di cittadinanza per tutti e tutti. Un reddito, soldi veri, tangibili e che permettano non solo di vivere ma anche di non essere sotto il continuo ricatto del contratto a progetto di turno che ti sfrutta e che, comunque, non ti fa vivere.

C’è una proposta di legge di iniziativa popolare, promossa da SEL e da tante altre realtà della sinistra politica e associativa che in queste settimane in giro per l’Italia sta raccogliendo molte adesioni ma, come il buon Grillo insegna, questo strumento attiva ma non arriva. Si ferma alle soglie di Palazzo Madama e di Montecit...
orio o, al meglio, finisce a prender polvere in qualche cassetto delle Commissioni parlamentari.

Certo, mentre raccoglieremo le firme contro l’art.8 e la manomissione dell’art. 18 chiederemo anche una firma anche per il reddito minimo garantito ma, purtroppo, a sinistra questa cosa non passa proprio e non solo perché è una semplice proposta di legge. Ci abbiamo messo 15 anni (nel 1998 io indossai la mia prima tuta bianca proprio per rivendicare reddito, con la “vecchia” sinistra che mi voleva giubilare) e ci abbiamo messo i 15 anni successivi per fare una timida proposta di legge che non chiamiamo reddito di cittadinanza, cioè di esistenza, perché ancora troppo immersi in quell’etica lavorista che avremmo dovuto seppellire insieme alle macerie del novecento.

Io non avrò una pensione degna, ho fatto per dodici anni il precario e solo per fortuna non rischio di vedere buttato via tutto con il concorso lotteria di Profumo; vedo i miei coetanei e quelli più giovani di me che non riescono a costruirsi un futuro perché gli manca anche il presente per vivere.

Se, a sinistra, c’è qualcuno che è convinto che l’unico reddito di cittadinanza possibile è quello dei padri lo dica chiaramente. Io non ce la faccio più ad essere uno strumento retorico, una suggestione evocata.

Per me è questo lo spartiacque per qualsiasi governo possibile. Non costringeteci a rimettere la tuta bianca.

Roberto Pietrobon
Visualizza altro


martedì 4 settembre 2012

VENDOLA ALLA FESTA PD: VOGLIO SPOSARMI


Io non voglio stare in un acronimo. Ho 54 anni e voglio sposarmi con il mio compagno, rivendico questo.
Come persona e come cristiano voglio poter vivere una discussione vera e chiedere al mio Stato e alla mia Chiesa per quale motivo progetti d'amore non possono essere liberati da un tappo di Medioevo che tante volte ha ferito la nostra vita.