martedì 14 giugno 2011

UNA VALANGA DI SI AFFOSSANO LE POLITICHE DEL GOVERNO





E’ un gran giorno questo. Stavolta abbiamo vinto davvero, contro i boicottaggi e le censure, contro la supponenza di chi guarda con sospetto la partecipazione popolare che pretende di cambiare le cose dal basso. Un vento nuovo ha spinto la valanga dei si. Per dire che l’acqua non può essere una merce perché il bene della vita vale più del profitto; che non c’è spazio per il nucleare se vogliamo salvare il pianeta e il futuro dei nostri figli; che siamo stufi di leggi ad personam e dell’impunità di un potere che pensa di potersi comprare tutto.
A Sessa Aurunca il quorum è stato superato agevolmente, ha votato il 57,5 x 100 degli aventi diritto. In tutti i Comuni che hanno ospitato in passato siti nucleari si è superato il quorum. La percentuale più alta di votanti si è registrata a Montalto di Castro, in provincia di Viterbo, con il 66,4%. Alta affluenza anche a Trino, in provincia di Vercelli, con il 58,8%, a Latina con il 57,5% e a Caorso, in provincia di Piacenza, con il 55,2%. Quorum superato con il 53,3% anche a Scanzano Jonico, in provincia di Matera, al centro di polemiche per i depositi di scorie nucleari.
Nei post successivi riportiamo i risultati elettorali, sezione per sezione, sui quattro quesiti referendari.

REFERENDUM NR. 4 I RISULTATI A SESSA

REFERENDUM NR. 3 I RISULTATI A SESSA

REFERENDUM NR. 2 I RISULTATI A SESSA

REFERENDUM NR. 1 I RISULTATI A SESSA

giovedì 2 giugno 2011

IL 12 E 13 GIUGNO BATTI IL QUORUM


Il nucleare ci sarà. E’ presto per sapere le motivazioni, ma mi sento di affermare che con questa decisione la Cassazione ha evitato una grave menomazione del pronunciamento referendario. Senza la possibilità di esprimersi sulle questioni energetiche il voto del 12 e 13 giugno sarebbe stato monco. Credo, infatti, che ci sia che il filo conduttore che accomuna questi referendum che, a prima vista, sembrano così eterogenei. E’ l’attenzione al bene comune e ai diritti di tutti: concetti troppo spesso calpestati nell’era berlusconiana giunta ormai al capolinea. I cittadini sono chiamati ad esprimersi su come una società moderna deve tutelare alcuni diritti universali.
Per i quesiti sull’acqua il rapporto appare immediato. L’acqua è un bene vitale, il nostro corpo ne è composto per oltre il 60%; lo stesso concetto di vita, in tutte le sue forme, non può essere disgiunto dalla presenza di questo prezioso elemento. L’accento va posto prorprio sul termine pubblico, che non vuole dire solo proprietà delle fonti ma, appunto, come rendere disponibile un servizio gestito dalle comunità locali in modo trasparente, adeguato ai bisogni e garantito a tutti. Insomma, si tratta di salvaguardare un diritto concreto ed esigibile.
Discorso meno diretto per il quesito sul legittimo impedimento. Qui si tratta di un diritto astratto ma non meno importante. Si deve ripristinare in Italia, il principio costituzionale dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, una garanzia per tutti che viene messa in discussione dal fatto che un individuo, o un gruppo di persone, possa chiamarsi fuori in nome del ruolo istituzionale che ricopre. Abolire questa anomalia serve a rafforzare un diritto di tutti e ad abolire un privilegio. Ancora una volta, si fa prevale l’interesse comune sugli interessi di pochi.
Ma è col nucleare, e per questo è importante che sia rimasta la possibilità di esprimersi su questo tema, che si chiude il ragionamento sui diritti, anche quelli delle generazioni a venire. Perché un tema che raramente emerge rispetto alla opzione nucleare è quello della rigidità della scelta atomica che non solo ipoteca le scelte dell’oggi ma, soprattutto, quelle del domani.
La questione nucleare è in qualche modo la metafora del berlusconismo: perseguire il proprio interesse senza curarsi di quello che accade agli altri. In questo caso, c’è chi è disposto ad un patto col diavolo per perseguire il mito della crescita, per aumentare i consumi, per continuare a sprecare energia. A chi vuole lucrare sulla costruzione delle centrali non interessa se ai nostri discendenti lasciamo in eredità una tecnologia assai pericolosa e un pianeta avvelenato dalle scorie radioattive.
Per garantire i diritti di tutti, anche di quelli che non sono ancora nati c’è solo una scelta possibile: rallentare i consumi di energia, ovvero diventare più efficienti e più attenti alla qualità dei consumi. In questo modo possiamo guadagnare tempo prezioso per aumentare le energie dal vento e dal sole e per investire risorse sulle nuove forme di energie rinnovabili, lasciando a chi viene dopo di noi la possibilità di scegliere quale futuro vorrà realizzare.
Dunque un referendum per dire SI ai diritti di tutti, ai beni comuni, e per sconfiggere chi pensa di gestire la cosa pubblica per i propri interessi privati. Un secondo schiaffo, dopo quello delle amministrative, è il modo di liberarsi, definitivamente, della cappa di piombo del berlusconismo.
Umberto Guidoni