Il nucleare ci sarà. E’ presto per sapere le motivazioni, ma mi sento di affermare che con
questa decisione la Cassazione ha evitato una grave menomazione del pronunciamento referendario. Senza la
possibilità di esprimersi sulle questioni energetiche il voto del 12 e 13 giugno sarebbe stato monco. Credo, infatti, che ci sia che il filo conduttore che accomuna questi referendum che, a prima vista, sembrano così
eterogenei.
E’ l’attenzione al
bene comune e ai diritti di tutti: concetti troppo spesso calpestati nell’era berlusconiana giunta ormai al
capolinea. I cittadini sono chiamati ad esprimersi su come una
società moderna deve tutelare alcuni diritti universali.
Per i quesiti
sull’acqua il rapporto appare immediato. L’acqua è un bene
vitale, il nostro corpo ne è composto per oltre il 60%; lo stesso concetto di vita, in tutte le sue forme, non può essere disgiunto dalla presenza di questo
prezioso elemento. L’accento va posto prorprio sul termine
pubblico, che non vuole dire solo proprietà delle fonti ma, appunto, come rendere disponibile un servizio gestito dalle
comunità locali in modo trasparente, adeguato ai bisogni e garantito a tutti. Insomma, si tratta di salvaguardare un
diritto concreto ed esigibile.
Discorso
meno diretto per il quesito sul legittimo impedimento. Qui si tratta di un
diritto astratto ma non meno importante. Si deve ripristinare in Italia, il principio costituzionale
dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, una
garanzia per tutti che viene messa in discussione dal fatto che un individuo, o un gruppo di persone, possa
chiamarsi fuori in nome del ruolo istituzionale che ricopre. Abolire questa anomalia serve a
rafforzare un diritto di tutti e ad abolire un
privilegio. Ancora una volta, si fa prevale l’interesse comune sugli interessi di pochi.
Ma è col
nucleare, e per questo è importante che sia rimasta la possibilità di esprimersi su questo tema, che si chiude il ragionamento sui diritti, anche quelli delle
generazioni a venire. Perché un tema che raramente emerge rispetto alla opzione nucleare è quello della
rigidità della scelta atomica che non solo ipoteca le scelte dell’oggi ma, soprattutto, quelle del domani.
La questione nucleare è in qualche modo la
metafora del berlusconismo: perseguire il proprio interesse senza curarsi di quello che accade agli altri. In questo caso, c’è chi è disposto ad un
patto col diavolo per perseguire il mito della crescita, per aumentare i consumi, per continuare a sprecare energia. A chi vuole lucrare sulla costruzione delle centrali non interessa se ai nostri discendenti lasciamo in eredità una tecnologia assai
pericolosa e un pianeta avvelenato dalle scorie radioattive.
Per garantire i
diritti di tutti, anche di quelli che non sono ancora nati c’è solo una scelta possibile: rallentare i
consumi di energia, ovvero diventare
più efficienti e più attenti
alla qualità dei consumi. In questo modo possiamo guadagnare tempo prezioso per aumentare le energie dal vento e dal sole e per investire risorse sulle nuove forme di energie rinnovabili, lasciando a chi viene dopo di noi
la possibilità di scegliere quale futuro vorrà realizzare.
Dunque un
referendum per dire
SI ai diritti di tutti, ai beni comuni, e per sconfiggere chi pensa di gestire la cosa pubblica per i
propri interessi privati. Un secondo schiaffo, dopo quello delle amministrative, è il modo di liberarsi, definitivamente, della cappa di piombo del berlusconismo.
Umberto Guidoni